lunedì 24 febbraio 2014

Lo storyboard

“All’improvviso giro un angolo e trovo un bambino che, credendo di non essere visto, con un sasso in mano mira verso un’invitante finestra. Mentre lancia il sasso vado con lo sguardo alla finestra per vedere se riesce a colpirla, poi istintivamente torno a guardarlo per vedere cosa vuole fare ancora, ma lui guarda un punto dietro le mie spalle, cambia espressione e scappa a tutta velocità. Mi giro e vedo un poliziotto che ha appena girato l’angolo.La giustificazione fondamentale del montaggio sta nel fatto che esso riproduce il processo mentale ora descritto, cioè l’impiego del montaggio riproduce esattamente il modo in cui normalmente osserviamo la realtà.“
Ernest Lindgren

La scorsa settimana con il professore abbiamo cercato di interpretare il testo che avete appena letto.
Abbiamo fatto lo storyboard, ovvero illustrato tramite rappresentazioni grafiche, sotto forma di sequenze in ordine cronologico, delle inquadrature di un'opera filmata, dal vero come d'animazione.
Nei giorni successivi abbiamo eseguito le riprese seguendo gli storyboard realizzati.
I video sono in fase di montaggio, ma nel frattempo abbiamo creato una successione di immagini con il programma Movie Maker per ricreare la sequenza dell'opera da realizzare.



martedì 18 febbraio 2014

Visita a Palazzo Te


La settimana scorsa siamo andati con la prof. di storia dell'arte a visitare la mostra "L'ordine e la luce" presso Palazzo Te; abbiamo avuto la possibilità di interagire direttamente con un museo virtuale: tramite dei sensori si ha infatti la possibilità di esplorare antichi templi o palazzi. Durante la visita, oltre alle sale del Palazzo, abbiamo guardato un video creato da Bill Viola intitolato "The Raft": nel cortometraggio sono state radunate delle persone provenienti da diverse parti del mondo mostrando al pubblico come, nei momenti di difficoltà, anche se di etnia o cultura differente tutti gli individui si comportino nello stesso modo.

Un'immagine del "Museo virtuale"


venerdì 7 febbraio 2014

Teoria del campo

In queste ultime lezioni stiamo studiando la teoria del campo,una teoria messa a punto nel 1971 da un docente e studioso di arti grafiche Attilio Marcolli divenuto fondamentale per tutti quelli che si occupano di design, progettazione e comunicazione visiva in genere. Il suo studio si rifà alle teorie della Gestalt, secondo la quale la nostra percezione avviene per modelli e per configurazioni che si sono formate man mano nella nostra mente.
Questacaratteristica è molto importante per tutti quelli che si occupano di comunicazione visiva e che vanno alla ricerca di forme forti da usare nella comunicazione persuasiva.
La teoria del campo, muovendo da presupposti gestaltici e topologici, in estrema semplificazione dice che possiamo considerare come “campo” un insieme di elementi, un territorio, una zona delimitata in cui avvengono certi fenomeni o comportamenti secondo regole o criteri che valgono solo all’interno, del campo ma all’esterno non valgono più. Per semplificare ancora potremmo dire che il campo è un limite entro cui valgono certe regole. Il limite può essere fisico (un recinto) o concettuale (una categoria). Le regole possono essere leggi di natura o di diritto, o convenzioni su cui ci si mette d’accordo.
 
Ecco qui alcuni miei esempi.